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Funghi medicinali : potenti alleati di salute.

Tutti i funghi (commesti­bili, medicinali) sono considera­ti “brain food” ossia cibo per il cervello e hanno quindi azione psicotropica : non alterano lo stato di coscienza, ma miglio­rano la salute del cervello, con­tribuiscono a spegnere la neu­roinfiammazione che è alla base dell’aumentato rischio di svilup­pare patologie neurologiche.

Per la loro composizione e la loro azione adattogena, che permette il miglioramento della gestione dello stress e il riequi­librio dei sistemi di regolazione (sistema neurologico, ormonale e immunitario), i funghi, allu­cinogeni o psicotropici, hanno sicuramente contribuito a mi­gliorare la salute neurologica e a sostenere il processo evolutivo di sviluppo del cervello.

Funghi e dieta a fortissima re­strizione dei carboidrati insie­me hanno quindi probabilmente permesso e favorito il processo di encefalizzazione.

Attualmente le diete a forte re­strizione dei carboidrati (dieta chetogenica e low-carb) sono utilizzate Al­cuni funghi come l’Hericium eri­naceus, Il Ganoderma lucidum (Reishi) e il Cordyceps sinensis sono studiati a livello scientifico per la gestione delle stesse aree: migliorare la salu­te neurologica, gestione dell’ansia, della depressione, dell’insonnia, di molte malattie psichiatriche e prevenzio­ne e il rallentamento della pro­gressione delle patologie neu­rodegenerative come il morbo di Alzheimer e di Parkinson.

Un recente studio dell’università di Pavia (7) ha di­mostrato l’efficacia di induzione di neurogenesi e la capacità di questo fungo di invertire il decli­no cognitivo: una correlazione di dose/effetto/tempi di som­ministrazione tra il topo e l’uo­mo ha portato i ricercatori alla conclusione che il consumo di 1 grammo di fungo intero (non estratto) continuativamente per 3-4 anni permette una inversio­ne del declino cognitivo di 23 anni, ossia permette di ringiova­nire di 23 anni a livello neurolo­gico (Ratto D, 2019). Tali risultati sono, a dir poco, sorprendenti.

Il Ganoderma lucidum si è rivela­to molto potente per la gestione della neuroinfiammazione e nel miglioramento delle funzioni del sistema nervoso autonomo, con effetti importanti nella gestione dell’ansia, dell’insonnia e in ge­nerale delle funzioni neurove­getative.

Il Cordyceps e in par­ticolare, la cordicepina in esso contenuta, oltre ad essere un potente inibitore dell’infiamma­zione non fisiologica sostiene il sistema neurologico quando si fa incontro a squilibri ormonali, come ad esempio la fase meno­pausale della donna.

Unire i funghi medicinali a una dieta a restrizione dei carboi­drati permette di amplificare i risultati sul sistema nervoso, di migliorare quindi la salute neurologica, di proteggere il cervello e di ottimizzare le pre­stazioni cognitive nella fase di invecchiamento, riducendo an­che il rischio di sviluppare pato­logie neurodegenerative.

Attualmente l’alimentazione umana è molto ricca di cereali, ma il loro inserimento è avvenu­to molto recentemente nell’evo­luzione (circa 10.000 anni fa).

Agricoltura e allevamento asso­ciati a stanzialità hanno causato un cambiamento profondo del microbiota intestinale (popola­zioni microbiche che colonizza­no l’intestino) e della sua inte­razione con la fisiologia umana (ma non della genetica e delle strutture anatomiche) per l’a­dattamento all’inserimento di nuovi cibi (cereali e legumi in particolare).

L’introduzione di innovazioni tecnologiche (rivo­luzione industriale – 200 anni fa) ha portato a processazione e conservazione del cibo, cre­ando così un passaggio da un cibo naturale (caccia, raccolta) a un cibo processato, ultrapro­cessato e modificato. Il risultato di tali recenti e importanti cam­biamenti in tempi brevissimi ha portato a indebolimento del mi­crobiota (riduzione della biodi­versità, alterazione degli equili­bri) e a importanti conseguenze per la salute con la comparsa delle cosiddette malattie meta­boliche non comunicabili (non genetiche, non infettive) anche chiamate malattie della civiliz­zazione.

Ma il fatto più sconcertante è che il cervello ha smesso di espandersi.

Numerosi studi di­mostrano l’attivazione dei pro­cessi di autofagia con l’utilizzo della dieta chetogenica (17-21). Lo stesso vale per i funghi me­dicinali, in particolare per il Cor­dyceps e il suo principale me­tabolita, la cordicepina, e per il Ganoderma lucidum, che sono quelli con la maggior parte di studi in merito.

Cordyceps e cordicepina attiva­no l’autofagia migliorando con­dizioni patologiche che vanno dalle patologie cardiovascolari e nefrologiche al cancro (22-26).

Il Ganoderma lucidum (Rei­shi) regola i processi autofa­gici con evidenza di aumento della longevità, miglioramento del metabolismo, di condizioni neurodegenerative e effetto an­titumorale in diversi modelli stu­diati (27-30)

Sia la dieta chetogenica che i funghi migliorano inoltre la fun­zione mitocondriale.

I mitocondri sono le centra­li energetiche della cellula, ma hanno numerosi altri ruoli e, so­prattutto, decidono il destino delle cellule.

Lo stress, l’infiammazione, lo stress ossidativo, i dismetaboli­smi, le tossine accumulate, la ca­renza di sonno, sono tutti fattori che contribuiscono ad alterare le loro funzioni; quando vengo­no danneggiati e cominciano a funzionare male, non produco­no abbastanza energia perché le nostre cellule possano svol­gere tutte le funzioni necessarie a sostenerci nelle nostre vite. Le cellule invecchiano e muoio­no prima o si ammalano, e così succede al nostro corpo nell’in­sieme.

La disfunzione mitocondriale, ossia la presenza di mitocondri non adeguatamente funzionan­ti, è alla base dell’invecchiamen­to e di un aumentato rischio di malattia; il recupero delle funzioni mitocondriali e la biogenesi mitocondriale, sono favorite da alcuni funghi. I più studiati sono Cordyceps/cor­dicepina, Ganoderma lucidum, Hericium erinaceus, Grifola fron­dosa (Maitake).

Gli effetti del Cordyceps e della cordicepina sui mitocondri in ter­mini di biogenesi e miglioramen­to della funzione mitocondriale, sono studiati molto nella regola­zione della produzione energe­tica del muscolo nello sportivo, nel rallentamento dell’invecchia­mento e in protezione da nume­rose patologie (es. cardiovasco­lari e metaboliche in generale) (34-42).

Il Ganoderma lucidum migliora la funzione mitocondriale au­mentando il metabolismo os­sidativo attraverso l’aumento dell’espressione genica sia degli enzimi coinvolti in tale proces­so (ciclo di krebs) che dei com­plessi della catena respiratoria. Anche in questo caso l’effetto è anti-aging. È poi studiato nel­la produzione energetica e per il miglioramento delle funzioni e della biogenesi mitocondriale nel muscolo, nel cervello e nel cuore con conseguente migliora­mento delle prestazioni fisiche e mentali e nella prevenzione delle malattie cardiovascolari (43-50).

L’Hericium erinaceus evidenzia miglioramento della funzione mitocondriale in patologie quali le patologie infiammatorie croni­che dell’intestino e nelle patolo­gie neurodegenerative (51-56) .

La Grifola frondosa (Maitake), considerata il fungo del metabo­lismo, è tradizionalmente usata per contrastare il sovrappeso e l’obesità e per migliorare l’equi­librio del sistema immunitario. Gli studi su questo fungo sono orientati all’omeostasi glucosio/ insulina, alla gestione del profi­lo lipidico e alla prevenzione e trattamento del dismetabolismo. Anche in questo caso ci sono indicazioni della sua efficacia nel miglioramento della funzio­ne mitocondriale e nell’induzio­ne di biogenesi mitocondriale (aumento dell’espressione di PGC-1alfa, il marker più utilizzato come indicatore di biogenesi mi­tocondriale) (57,58)

Il microbiota è un altro target di azione sia della dieta chetogeni­ca che dei funghi.

Recentemente è stato osserva­to che i funghi hanno un effetto importante sul microbiota tanto da essere definiti “potenti nuovi prebiotici”. È stato dimo­strato che un utilizzo regolare di funghi migliora la biodiversi­tà e ottimizza la composizione del microbiota, aumenta la pro­duzione di SCFA, migliora l’in­fiammazione e l’integrità della mucosa intestinale ripristinando così la barriera di difesa e ridu­cendo il rischio di malattie.

Uno studio scientifico molto re­cente ha dimostrato che il con­sumo regolare di funghi aumen­ta la longevità, riduce il rischio di malattia e la mortalità per tutte le cause e che l’effetto sul microbiota è il principale mec­canismo di azione da essi eser­citato (74)

Lentinus edodes (Shiitake), Ga­noderma lucidum (Reishi), He­ricium erinaceus, Auricularia auricula judae, Grifola frondoae (Maitake) sono i funghi più stu­diati per i quali sono stati dimo­strate azioni significative di mi­glioramento del microbiota e gli studi sono in costante aumento.

 

CONCLUSIONI

Ippocrate di Kos, padre della moderna Medicina, afferma­va che tutte le malattie hanno origine nell’intestino.

Sostene­re l’intestino con la dieta e con questi prebiotici emergenti che hanno numerosi altri effetti per la salute potrebbe aiutarci ad ottenere un’aumentata aspetta­tiva di vita sana.

Nelle conclusioni gli autori di numerosi studi affer­mano cheè diventato chiaro che la maggior parte, se non tutte, delle malat­tie tipicamente occidentali trova la loro causa nell’infiammazione di basso grado come comune denominatore. Da un punto di vista evoluzionistico il corrente conflitto tra l’ambiente e il no­stro genoma può essere fatto ri­salire al paleolitico e alla stretta relazione tra l’infiammazione e il metabolismo. L’attuale disequi­librio tra gli stimoli infiammatori e antinfiammatori non originano da una singola causa e, di con­seguenza, non potranno essere risolti da una pillola magica. La risoluzione del conflitto tra l’am­biente e il nostro antico genoma potrebbe essere l’unico modo efficace per permetterci di ave­re un invecchiamento sano. Per raggiungere questo obiettivo potrebbe essere necessario ri­tornare a uno stile di vita “pale­olitico” adattato al 21° secolo”.

 

Significa che, pur non essendo possibile, per innumerevoli motivi, ricre­are le condizioni dei nostri avi, la soluzione potrebbe essere quella di cominciare a ridurre i fattori di disturbo nella nostra alimentazione, aiutarci nella gestione dello stress (i funghi potrebbero essere un ottimo aiuto) e correggere le linee gui­da alimentari proposte che non sono compatibili con la nostra genetica andando a limitare più o meno drasticamente tutti quegli alimenti che favoriscono lo sviluppo dell’infiammazione e il rischio di malattia e che non sono compatibili con la nostra genetica.

L’uomo ha mangiato in un certo modo per 2,8 milioni di anni; allevamento e coltiva­zione sono iniziati 10.000 anni fa; da 70 anni è stato introdot­to un cambio dell’alimentazione che ha portato a un preoccu­pante aumento delle patologie croniche.

 

Il dubbio che la dire­zione sia sbagliata è quindi leci­to, così come si rende necessario un cambiamento consapevole.

 

Liberamente tratto da un articolo di Stefania Cazzavillan Biologa, Spec. Genetica, Nutrizioni­sta, Naturopata.

UNIVERSITÀ DI PAVIA - Master di nu­trizione di II livello;

UNIVERSITÀ DI MILANO – Master di Psico-oncologia.

Comitato scientifico Integrative Medi­cine Research Group (IMRG)

La bibliografia del presente articolo è disponibile sul sito www.natural1.it nella sezione “Nutraceutica”.